Lunedì mattina, ore cinque e trenta. Parte la prima mail cauterizzante, quella per il gotha aziendale:
“Signori buongiorno, purtroppo è andata nel peggiore dei modi: il ripristino di Windows ha cancellato l’ERP, ma FORSE non tutti i dati che non sono sul backup. Fermo l’azienda. Aspetto le risposte alla mia mail in calce.”
I tecnici han fatto il miracolo. Dopo quattro giorni di fermo il server in Germania, quello remoto, subaffittato e non manutenuto, è tornato fortunosamente ad accendersi.
E la consulente fissata aveva rotto le palle a tutti con il suo piano di continuità aziendale…
Ma che? Ma cosa? Un server è una macchina: funziona sempre.
Peccato che non sia vero: il server si è avviato ma l’ERP non funziona.
Le macchine son figlie della loro progettazione: progettate male? Funzionano male.
Ho sentito più di un programmatore dirla così: ‘shit in, shit out’. Poco elegante, poco verosimile. Pur vero, purtroppo. E parte la seconda mail, quella che fa anche un po’ paura, quella per gli operatori:
“Miei cari tutti buongiorno.
Mi spiace di dovervelo dare con una notizia così: è da giovedì sera scorso che i reparti tecnici lavorano per risolvere il problema, ma non ha funzionato: il server su cui è installato il nostro sistema informativo è andato definitivamente in crash , dopo l’interruzione dei servizi FTP. Il tentativo di ripristino è terminato stanotte alle tre: il server è in piedi, ma l’ERP va ripristinato.
La situazione è gravissima: abbiamo fatto un piano. Se funziona l’azienda sarà ferma per due giorni. Se NON funziona, anche per due settimane.”
Nessuno dice, nella mail, che potrebbe rimanere ferma anche per mesi, perché insieme ai dati potrebbe essersi perso tutto il codice personalizzato.
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Dicono che la consulente fissata con le ISO ha dichiarato lo stato di guerra.
C’è chi la prende in giro e gira nei corridoi dicendo che sono a Defcon 1.
Ma figuriamoci: ha fatto fare una immagine (come si chiama? una snapshot?) del server fisico perché è fissata? Beh, ci viene comoda. Era una fissazione inutile, ma potrebbe diventare una opportunità. Viva la SWOT.
Bisogna ripristinare l’immagine. Subito!
Ma la consulente fissata consiglia prima di fare una copia del disco fisso del server.
Unico e senza partizioni (insomma, una merda che anche un nerd di prima generazione non avrebbe mai messo assieme), è casualmente, fortuitamente, meravigliosamente intatto.
Un guasto al sistema operativo non danneggia l’hardware: il disco c’è. Copiatelo! E mettete in funzione il piano di continuità aziendale, anche a livello organizzativo, che è stato messo insieme in fretta e furia lo scorso fine settimana.
Figuriamoci! Business continui-che?
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La guardan tutti perplessi, ma nessuno sa cosa fare.
Ci vuole un’altra notte a fare la copia. Che palle la consulente fissata. Un altro giorno di lavori fermi, ma in effetti senza ERP non è che ci sia granché da fare, in ufficio. Son tutti che guardano spauriti i monitor e si chiedono cosa succederà.
Lei però è proprio fissata. Faccia nera come il suo vestito.
Per non sentirla blaterare ancora, le tappano la bocca e lanciano la copia.
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E’ martedì: un altro giorno di fermo.
Ma perché non dar retta alla consulente fissata e mettere in funzione tutto il suo piano?
Perché non prevenire il peggio?
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Perché ci piace il rischio, eccome se ci piace.
E i giorni di spedizioni ferme diventano due.
E sono tutti molto arrabbiati, perché la consulente fissata non molla il colpo.
La business continuity si fa così, prevenendo i rischi.
A perdere una notte a copiare dati che non useremo mai. Dice lei.
Lei, e il suo maledetto standard internazionale di cui nessuno ricorda il numero.
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E passa un altro giorno, e qualcuno in più si preoccupa, ma in fondo è solo una macchina, in fondo è solo lavoro, e in fondo il Padreterno butta sempre un occhio quaggiù…
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