La competenza. Strano mistero ormai, per la PMI.
Parlo di risorse che sanno quello che dicono, che fanno quello che dicono, che dicono quello che sanno e poi lo fanno.
Risorse sì: mezzi di produzione si sarebbero chiamati, in un gergo antico e fin troppo politicamente abusato, oltre che orientato.
Risorse, capitale umano, aggregati complessi di competenze ed expertise, come direbbe un bocconiano alla mia stregua.
Consulenti? Dipendenti? Dirigenti?
Risorse.
Di questo vive l’azienda, nella società dell’informazione. Di questo, o meglio senza, può morire l’azienda, nella stessa osannata ed incompresa società dell’informazione. Perché senza sapere si va a caso. E a caso, nel lungo periodo, non si va da nessuna parte.
Ho visto persone messe in posti di responsabilità far crollare il rendimento di contratti certi per scarsa competenza. Ho visto consulenti dimenticarsi di segnalare adempimenti il cui mancato rispetto genera reato lavarsi le mani dei loro sconsiderati pareri incompleti. Ho visto danni senza possibilità di rivalsa, ho visto buchi in bilancio fatti da persone senza coscienza che mai avrebbero pagato le conseguenze delle loro decisioni sconsiderate.
Ho visto, in sostanza, un sistema-paese con una economia basata sulla micro e piccola impresa che stenta ad apprendere che sapere è potere e che acquistare risorse competenti genera rapido ed efficace plusvalore, non solo sulla via del business ma anche in quella del saving.
Ho visto persone di enorme valore quasi senza lavoro e inutili parassiti demagogici ricoprire posizioni di rilievo senza esserne all’altezza.
A cosa giova questo? A chi?
Soltanto a loro, ai parassiti. Ai manager che gestiscono l’azienda nel proprio interesse e non in quello più alto del loro mandato. Ai consulenti che producono slides a mezzo di slides e non per risolvere problemi.
A questi rivolgo la mia desolazione professionale: credete ancora, davvero, che l’assenza di know how possa pagare a lungo termine? Pensate davvero che la concorrenza hit and run sia la strategia per ricavarsi una vera e potente nicchia di mercato?
Prendiamo, per esempio, il consulente per antonomasia: il commercialista.
Che ve ne fate, ancora, imprenditori cari, di quello che vi dice cosa dovreste fare in un sistema che cambia regole ogni dieci giorni?
Ci sono studi con fior fior di professionisti (son pochi, ma ci sono) che dicono: vengo una volta alla settimana, capisco i tuoi problemi, progetto ed implemento soluzioni con il tuo personale amministrativo. Lo addestro, lo qualifico, lo trasformo in una squadra competente ed aggiornata che un giorno non avrà più bisogno della mia noiosa visita e ti farà risparmiare denaro e produrre risparmio, efficienza e la buona dose di informazioni che ti servono, strategicamente, per lavorare verso la crescita.
Poi ci son quelli che vengono tre volte l’anno a fare il cinema con l’ultimo aggiornamento normativo, di cui risaputamente l’imprenditore non sa niente perché non è il suo mestiere, e che danno un sacco di buoni consigli (perché non san nemmeno dare il cattivo esempio).
E voi che fate, care imprese italiane? Scegliete il secondo, perché costa meno. Già nel breve periodo. Tanto, come diceva Keynes, nel lungo periodo siamo tutti morti.
Peccato che l’orizzonte medio della vostra grande idea, che avete chiamato impresa, sia il lungo periodo. Chiamatelo reddito, chiamatelo pensione, chiamatelo futuro per i vostri figli.
Il futuro, quello vero, lo costruiscono quelli che hanno il saper fare, quello che in gergo tecnico si chiama know-how.
Piantatela, se potete, di risparmiare una banconota oggi: saranno solo multe domani. E domani, se non ci sarete voi, ci saranno eredi, fallimenti o due diligence da affrontare.
Imparate, se potete, che la competenza è un valore impagabile che produce costante e stabile utilità futura.
Piantatela, se siete in grado, di assecondare un parere semplice oggi per non scegliere la strada del cambiamento e dell’innovazione: tecnologia, competenza e know how sono la chiave che apre le porte del futuro. Tutto il resto è la noia incredibile di un compenso rubato per un parere inefficace espresso in poche parole tendenzialmente non scritte.
Correte il rischio di scegliere qualcuno che sa. E’ l’unico modo di cambiare la triste sorte del paese. L’unico modo per splendere e non solo sopravvivere, sul mercato. Scegliete strade apparentemente impervie per raggiungere ottimi globali e non solo locali.
Chiedetevi cosa hanno fatto tutti quelli che ce l’hanno fatta. Han forse lesinato oggi sulle galline, razionando loro il cibo, perché poche uova bastano a sfamare la famiglia, senza pensare al domani? Siete davvero come vi dipingeva Verga, nella novella ‘La roba’, nel 1880?
Meditate, imprenditori, meditate.
Meglio un commercialista economico oggi e un decreto penale di condanna domani, o meglio forse uno che costa un po’ di più e si rimbocca le maniche, ma una sana e virtuosa amministrazione che domani saprà sempre come proteggervi da ciò che non sapete e che lo Stato, quotidianamente, s’inventa?
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