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ricordi dal not for profit

Ho incontrato una persona, oggi, che mi ha parlato di un fenomeno che per lui è inconoscibile, da consulente: una startup innovativa a vocazione sociale. Mi son sorpresa a guardarmi mentre lo ascoltavo parlare: mai sentito niente di più familiare, invece.

Una startup.

Innovativa.

A vocazione sociale.

Cazzo. Mi è venuto un ricordo. L’ho ricacciato indietro.

Gli ho spiegato perché, al contrario di lui, di quella palla ingestibile di invenzione,

complessità,

disordine,

io so tutto. E quello che non so lo riconosco dall’odore.

Mi sono infervorata un po’ più del solito: la mia non profit manager interiore ha fatto capolino nella conversazione senza che me ne accorgessi. L’ho ricacciata indietro, anche lei.

Di queste due operazioni di negazione successive, a distanza di meno di mezz’ora, in effetti un po’ mi vergogno: rispedisco al mittente le emozioni come un nichilista che rinnega il periodo di acceso volontariato svolto in tarda adolescenza? No, beh, no.

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